Associazione culturale Teatro Due Roma | Polo di promozione e formazione

 


Progetto ” TEATRINFIERA” Roma – Piazza del Popolo – giugno 2015 ?
Ne siamo profondamente consapevoli civilmente ed intellettualmente. Ma crediamo che la cultura e la creatività, ancora una volta, possono essere elementi fondamentali per ricostruire un disegno generale di sviluppo del Paese, sia per risollevare l’economia che per riaffermare e sviluppare i caratteri della nostra identità culturale.
Ci riferiamo a un universo identitario  di circa 6000 aziende distribuite sul territorio nazionale e di 200.000 lavoratori (artisti, tecnici, maestranze altamente qualificate, impiegati etc) che va dalle imprese creative alle giovani associazioni e che deve e vuole  fornire l’humus culturale per il rilancio complessivo del Paese, per permettere allo spettacolo italiano di cogliere la sfida e porsi a livello globale come soggetto attivo in grado di dialogare ed imporsi sui mercati internazionali, fornendo alle generazioni future un nuovo patrimonio da tutelare e valorizzare.
Le imprese  dello spettacolo dal vivo producono ricchezza, beni materiali ed immateriali. Producono qualità del tempo  e della vita,  producono prospettive di emancipazione dal torpore televisivo, producono diritti e senso civico svolgendo le loro funzioni di interesse pubblico nel presidiare ed arricchire la vita delle nostre sfilacciate comunità.
E nonostante la crisi ogni sera si aprono centinaia di sipari, si inaugurano decine di rassegne estive, ci si predispone alla condivisione.
Se non è ottimismo questo….. Ma invece, intanto, incoscentemente…..

……..“NUOVI CRITERI E MODALITÀ PER L’EROGAZIONE, L’ANTICIPAZIONE E LA LIQUIDAZIONE DEI CONTRIBUTI ALLO SPETTACOLO DAL VIVO, A VALERE SUL FONDO UNICO PER LO SPETTACOLO DI CUI ALLA LEGGE 30 APRILE 1985, N. 163″

Lo Stato, perché di questo si tratta, si avvia ad approvare il Bando che secondo le disposizioni della Legge Cultura approvata lo scorso ottobre 2013, regolerà d’ora in poi i criteri economici d’intervento per lo Spettacolo dal Vivo.

Un Regolamento/Bando che nel recepire il format/standard europeo cala il nuovo insieme di regole, ancora in discussione pare presso la Conferenza Unificata Stato Regioni, in un tessuto produttivo  e distributivo totalmente impossibilitato ed impreparato ad accoglierle. Triennalità, semplificazione, giovani e trasparenza dei criteri di giudizio, questi gli assi principali del provvedimento, come fare a non condividerli? La maggioranza di noi, in questi ultimi anni, non ha fatto altro che chiedere provvedimenti che sviluppassero questi concetti. Dunque? Dunque il solco che separa in modo sempre più netto e profondo la Pubblica Amministrazione dal mondo produttivo si è fatto baratro travestendosi da ponte; un ponte pericolosissimo poiché invita ad attraversarlo in nome del cambiamento e dell’innovazione senza tener conto della realtà che trent’anni di incuria e  smobilitazione del tessuto culturale italiano  hanno  reso talmente fragile e approssimativa da non essere più neanche difendibile. Quindi, pur riconoscendo e condividendo la necessità di un riordino del settore e delle normative che ne dispongono la pubblica contribuzione e pur condividendo le linee che hanno ispirato la stesura di questo rivoluzionario (?) articolato, non possiamo tacere sul pericolo rappresentato dallo sviluppo applicativo di tale nuova visione.

Ed in particolare:

  • I giovani: se è vero che la normativa apre alle nuove istanze senza il vecchio vincolo dei tre anni di attività svolta e pregressa richiesto dall’attuale ordinamento e riconosce alle giovani compagnie uno sconto del 50% a valere sui minimi di legge previsti per l’accesso al fondo, è pur vero che i numeri tradotti in cifre limitano l’ingresso a quelle compagnie in grado di provvedere autonomamente al reperimento di risorse autonome per l’anticipazione di quanto forse in seguito concesso con vincoli burocratici ed economici proibitivi per la maggior parte delle formazioni giovani già costituite e ancor più per quelle in via di costituzione; l’azione quindi si rivolge ad una ristrettissima élite di gruppi socialmente avvantaggiati. I giovani (come gli autori) si sostengono creando le condizioni strutturali di libera scelta e libero mercato delle idee, comune a qualsiasi paese culturalmente civilizzato, e non obbligando i produttori a decidere in funzione di punti e benefit. La trasparenza si ottiene con regole più semplici e non con dichiarazioni giurate. La produttività e i numeri si ottengono facendo crescere la propria comunità, insieme alla scuola, allo Stato, alla politica e alle professioni
  • La triennalità: chi potrebbe rifiutare il concetto di un finanziamento       con progettualità triennale? Ma la possibilità di accesso non sarà annuale ma appunto triennale e quindi chi restasse fuori nel primo anno potrebbe riprovare alla fine del primo triennio e comunque il complicatissimo meccanismo di valutazione e verifica descritto ed attuato annualmente, non darebbe nessuna certezza di poter usufruire di un finanziamento triennale almeno fino ad un rodaggio pluriennale del meccanismo elaborato
  • L’eccellenza dei numeri: il dispositivo innalza del 40% (fatta base la vigente normativa 2014) le soglie minime di attività richiesta per l’accesso al fondo, salvo le situazioni in cui le prevede ex novo (organismi di ospitalità) . Il tessuto delle imprese culturali cui fa riferimento l’articolato è composto per circa il 75% da imprese medio/piccole non in grado quindi di accedere a tali soglie (per la veridicità dei dati basta consultare la documentazione messa a disposizione dallo stesso MIBACT sul sito ufficiale) o comunque in grandissime difficoltà se costrette a farlo (per la maggio parte di queste imprese il peso in bilancio del contributo ministeriale va dal 40 al 60% ed è quindi irrinunciabile salvo la chiusura) quindi il Regolamento si propone di rinunciare al sostegno di queste realtà, “…in relazione ad una selezione della stessa capacità imprenditoriale e dei maggiori livelli quantitativi di produzione ed attività e degli indici di affluenza del pubblico indicati dal decreto valore cultura” in favore delle imprese di maggior solidità economica e numerica decretando la chiusura di circa il 40 % delle attività fin qui finanziate senza neanche entrare nel merito di effettive criticità (certamente esistenti) ma delegando agli algoritmi compresi negli allegati (farneticanti) il compito carnefice
  • L’euro/punto: Immaginiamo che un qualsiasi sotto-settore del complesso generale: produzione, distribuzione, ospitalità (sono esempi) veda assegnarsi una cifra complessiva, secondo le disponibilità del momento, da dividere per la somma di punti che riescono ad ottenere, tutti insieme, gli organismi che partecipano al bando per quel particolare sotto-settore: il risultato, detto euro/punto, darà il valore ad ogni singolo punto ottenuto dal singolo organismo che moltiplicando il valore dell’euro/punto per il punteggio ottenuto in sede di esame della proposta otterrà il suo premio. Quindi risulta evidente che tanto più alto sarà il valore complessivo dei punti del sotto-settore tanto più basso sarà il valore dell’euro/punto corrispondente e quindi più bassa la cifra riconosciuta ed assegnata. Complicato? Sì, un po’ ma le future generazioni di contabili dello spettacolo dal vivo andranno a gonfie vele.
  • I piccoli centri di produzione: in tutte le occasioni pubbliche in cui la Direzione MIBACT ha ritenuto opportuno incontrare gli “operatori” non è mai mancata, da parte dei responsabili di ogni ordine di impresa, la raccomandazione di rivolgere particolare attenzione a quelle attività di gestione di piccoli teatri di produzione, per i quali non è mai esistito uno specifico articolato di riferimento, e che hanno garantito in tutti questi anni l’effettivo ricambio artistico e generazionale tanto invocato nelle linee introduttive del Decreto; ebbene nulla di tutto questo è stato fatto mentre invece se ne decreta la definitiva chiusura
  • I teatri di rilevante interesse culturale: il testo del decreto prevede che poter fare istanza a questa fascia di merito si debba preventivamente ottenere l’assicurazione da parte degli enti locali di una sovvenzione certa pari almeno al 40% di quanto corrisposto dal MIBACT ; questo dispositivo, inapplicabile oggettivamente in molte regioni italiane per mancanza di fondi e di strategie, comporta una sperequazione di sistema incolmabile decretando il diverso censo di organismi potenzialmente equipollenti in base alla Regione nella quale risiedono, avremo quindi (per esempio) che il Teatro Elfo Puccini di Milano potrà concorrere a tale riconoscimento e che il Teatro Eliseo di Roma no
  • Le residenze: alle residenze, asse portante di tutte le stanzialità europee, è dedicato un generico articolo che dovrà poi essere concordato con quelle stesse regioni di cui sopra e comunque una disponibilità residua in termini economici da verificare una volta assegnati i fondi agli altri settori
  • I bolli: per pura pignoleria si invita a leggere il Decreto Cultura che nel cancellare l’obbligo di apporto di bollo sulla istanza presentata al Ministero, poche righe più avanti, determina la copertura di tale perdita attraverso una decurtazione del FUS, cosicché la tassa che prima era distribuita democraticamente viene ora a concretizzarsi con una cifra da sottrarre arbitrariamente al fondo.

 

  • Le commissioni: fatto presente che la maggio parte delle realtà culturali italiane vorrebbero essere valutate, come accade in tutta Europa, per lo svolgimento delle funzioni, dato concreto, e non per la volatile qualità di genere (giudizio soggettivo), le Commissioni non sono più elefantiache da circa 15 anni; ad oggi, se pur scadute contano appena due soggetti in più di quelle previste in futuro; con la differenza che le prossime gestiranno, tramite la valutazione “qualitativa” il 30% del finanziamento mentre il restante 70% è demandato alla algoritmica valutazione quantitativa. Le attuali, una volta determinata la valutazione quantitativa dell’attività che fa istanza, potrebbero arrivare fino a triplicare la valutazione, compensando così un eventuale deficit numerico se in presenza di un accertato valore funzione/qualità

 

  • Rendite di posizione e Categorie: l’ente legislatore che si dedica attualmente a tale crociata è lo stesso che tali rendite ha permesso ed avallato politicamente e giuridicamente negli ultimi 30° anni e che ultimamente ha contradetto se stesso (MIBACT VS MIBACT) in occasione della Nomina del Direttore Artistico del Teatro di Roma. Tutto questo con l’avallo delle sigle di Categoria alle quali andrebbe chiesto immediatamente di pubblicare i nomi dei propri iscritti poiché nella maggior parte dei casi non rappresentano più nessuno e questo la Pubblica Amministrazione lo sa ma fa strumentalmente finta di non saperlo. «…Abbiamo incontrato le Categorie…» e giù  note e notarelle sottoscritte dalle categorie che da anni foraggiano così ilforziere del fuori sacco……

 

Cosa fare? Riflettere, proiettare i dati e verificarli sui territori, decidere se veramente questo Stato vuole dimezzare il numero delle imprese e, nel caso, ammetterlo pubblicamente assumendosene la responsabilità politica

 

 

 

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